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9:flashback

agosto 20, 2007

A inizio Aprile, praticamente secoli fa, mi trovavo solo soletto in casa di Itala. Io, lei e nessun’altro. Luigi era scappato. La ragazza del Turkmentistan pure. E anche Fuffy, il suo cane, aveva perso appetito e sembrava avesse voglia di cambiar casa. Questa cosa di essere a Londra e condividere l’appartamento con una signora settantenne, italiana, coinquilina e padrona di casa allo stesso tempo stava inziando a prendere una brutta piega. Mi sembrava di essere dentro una reality in cui le telecamere nascoste dietro i vetri stessero aspettando l’attimo in cui avrei finalmente “sbroccato” e mandato affanculo la mia landlady dopo una delle sue mille uscite bigotte.
…ahh, dimenticavo.
In realtà non eravamo veramente solo io e lei, ovviamente 3 è il numero perfetto. Eravamo io, lei e il suo compagno Mario; un ragazzetto intorno ai 70 anni che quando restava a dormire da lei bazzicava per casa in canottiera e mutandoni. La parte peggiore, se esiste qualche cosa peggiore dell’immagine di Mario che vi è appena passata davanti agli occhi, era quando me li trovavo a colazione tutti e due in cucina, lei in vestaglia e lui in canottiera, appunto, con tazzona di thè e una fila di cinque o sei pillole tutte di colore diverso disposte ordinatamente sopra il tovagliolo, tutti e due pronti a spararsi il loro chupito: pillolina al posto del rum e thè invece del succo di pera. E quando mi chiedevano se volevo fare colazione insieme a loro riuscivo appena a scandire lentissimamente un “no, grazie, vado in camera” perchè ero impegnato a riflettere sulla frase che veniva proiettata in loop nel mio cervello: COSA CI FACCIO QUI? COSA CI FACCIO QUI? COSA CI FACCIO QUI? Era decisamente il momento di cambiare aria.
Così le mie giornate erano diventate ancora più piene, a lavoro e scuola andavo ad aggiungere un’intenso lavoro da simil agenzia immobiliare. Entravo dentro tutti i Tesco della zona per controllare le bacheche degli annunci, allungavo la strada per passare davanti a più newsagents possibile sperando di trovare un “affitto singola…” appeso nella vetrata dell’ingresso, visitavo librerie, biblioteche di quartiere e caffè con la speranza di incappare nell’annuncio giusto, le stavo provando tutte, chiaramente tutte tranne ritornare dal job center che mi aveva fatto il pacco e mi aveva spedito da Itala senza dirmi niente, ma soprattutto appena avevo cinque minuti liberi mi rifugiavo nell’internet point più vicino per controllare tutti i siti che saltano fuori mettendo “rent room london” su google. Primo su tutti gumtree.com. Se nel lotto ci sono i numeri ritardatari e c’è gente che ti sa dire da quante estrazioni mancano all’appello, io guaradavo gumtree così spesso che potevo fare una cosa simile con le stanze. Vuoi sapere da quanti giorni non si vede una singola sotto i 95£ a brick lane? Una settimana e mezzo, e l’ultimo annuncio è andato via in giornata. Da quanto tempo manca un “three swedish girls in their early 20s are looking for a new female/male flatmate” in tutto l’eastend? quattro settimane, e l’ultima volta che ne era saltato fuori uno sono andato a vedere l’appartamento ed era un pacco, in più l’unica cosa di svedese in tutta la casa erano i comodini dell’ikea. A quando risale l’ultima singola a 50£ in zona 1? Ok questa mi manca, ma credo che in quel periodo il punk andasse molto di moda. Insomma lo guardavo così spesso che se un annuncio restava per più di un giorno online mi ricordavo a memoria il nome di chi lo avevo messo. Quando poi finalmente saltava fuori un annuncio decente prendevo il telefono per fissare al volo un appuntamento la sera stessa o al peggio l’indomani mattina. All’inizio non è andata benissimo. La prima casa era una masonette vicino a Brick Lane, la singola costava 80£/w, buono, il problema è che era grande quanto un letto singolo e non aveva armadio, anzi lo aveva ma era nel corridoio ed era da dividere con un altra persona. La seconda era una singola in un appartamento al quinto piano di un palazzo vicino a Bethanal Green. Il prezzo era lo stesso, in più c’era l’armadio, ma in caso avessi dovuto ospitare qualcuno c’era da pagare un sovrappiù in base al numero di persone che ospitavo…naaaa, io cercavo un appartamento, non una pensione. Il terzo annuncio era di una singola con letto matrimoniale in Whitechapel per 85£/w, abbastanza interessante. Ma quando sono andato a vedere la stanza ho rivalutato la possibilità che Jack Lo Squartatore fosse ancora vivo e bazzicasse li in zona. Nella stanza c’era un armadio con le ante di vetro completamente rotte, come se ci avessero sbattuto sopra di forza una persona, e poi avessero usato i pezzi di vetro per sgozzarla; alla fine non ho voluto guardare la moquette perchè ero sicuro di trovarci macchie di sangue o la sagoma del cadavere disegnata con il gesso. La quarta casa non la ho nemmeno vista, quando la mattina ho richiamato la tipa che la affittava per dirle che sarei arrivato da lei in cinque minuti mi ha risposto che putroppo la stanza era stata già affittata la notte scorsa.
Il tutto stava inziando ad essere un pò stancante, ma daltro canto la dentiera di Mario e i bigodini di Itala dimenticati in bagno costituivano uno stimolo moooooolto valido a non interrompere la ricerca.
Finchè un bel pomeriggio, nei quindici minuti di pausa tra scuola e shift serale passati come sempre in un internet point non incappo in questo annuncio:

Fully refurbished decorated flat in Hanbury Street,is located 3 mins walk to the
heart of Brick Lane.1001,vibe bar,big chilli,and all sorts of exhibitions.

Ground Floor Council Flat,double glazed.wooden flooring,warm color decorating,
seprate bathroom and toilets Kitchen facility share with 1 French Bar Man,1 Spanish girl.

But NO LIVING ROOM available here.

Flexible accessful transport location,5 mins to 7 mins walk distance to either
Aldgate East Tube Station or Liverpool Street Station,24hours bus stops
mins walk from the flat.

close to local conveniens.supermarket.shops.

Tidy clean room face to the professional people to share.

deposites and reference Needed.

Double-room: £85 pw (BILLS INC)

appena sono arrivato al numero di telefono ho chiamato immediatamente e ho fissato l’appuntamento per l’indomani mattina, poi ho salvato l’annuncio per rileggerlo con calma la sera a casa e scoprire dove fosse la fregatura.

L’indomani ho l’appuntamento alle dieci, e alle nove e mezza son già fuori casa. Incrocio Itala nel cortile che porta in giro Fuffy, mi chiede se sto andando a lavoro, io rispondo che faccio una passeggiata in zona e tiro dritto. Mi lascio Hackney Road alle spalle, attraverso Columbia Road, poi taglio fino a Bethnal Green Road e cammino fino all’inizio di Brick Lane. La percorro tutta fino all’altezza del SundayUp Market e li giro per Handbury Street. Ho il dubbio che Handbury Street possa essere una via lunghissima e che l’appartamento si trovi esattamente al suo ultimo numero civico, ma dopo solo ottanta metri sono davanti alla council flat dell’annuncio. Sono le dieci meno dieci. Ovviamente c’è qualche cosa di strano. Sono troppo vicino a Brick Lane, troppo vicino a Liverpool station, la casa costa troppo poco…voui vedere che questa è la volta buona? I minuti passano e alle dieci e un minuto suono il campanello. Silenzio. Busso alla porta.Niente. Non risponde nessuno. Risuono e ribusso alla porta. Zero. Ma non c’è problema, ho il numero di quello che ha messo l’annuncio. Chiamo. Il telefono squilla, ma a vuoto. Richiamo. Niente di nuovo. Ribusso e risuono alla porta, ma è solo un dejavù. Era troppo bello, ci doveva essere qualche cosa di strano, ci doveva essere qualche fregatura sotto, vuoi vedere che uno non sapeva cosa fare e ha messo un annuncio falso su gumtree? Richiamo di nuovo, per l’ultima volta, dopo di che non mi resta che picchettare l’ingresso per il resto della giornata.
Il telefono squilla. Squilla. Squilla. E finalmente qualcuno risponde! L’affittacamere dice di essere in mezzo al traffico e arriverà alle 11. Per quanto riguarda gli attuali inquilini probabilmente sono stati morsi da una mosca tze tze e sono vittima di un sonno senza sogni e senza risveglio, quindi non c’è verso di iniziare a vedere la casa, mi tocca aspettare altri quaranta minuti.
Faccio un giro in zona, in un attimo sono le 10.59 e quando son davanti alla casa trovo Fu, l’affittacamere, già sull’uscio che mi aspetta. (piccola parentesi. Fu è cinese, le altre persone che mi avevano fatto vedere le altre case erano rispettivamente un thailandese, una cinese e un vietnamita. Sommato alla gente del ristorante stavo inziando ad avere dei dubbi sulla possibilità di riuscire a scambiare due parole con qualche non asiatico).
Entro subito in casa, scambio due parole con Fu, guardo la camera, il corridoio, il bagno, la cucina, di nuovo il bagno e di nuovo la camera. A quel punto fisso Fu negli occhi per due secondi, in completo silenzio, e poi gli dico che sono molto, molto, molto interessato alla camera. Lui dice che non c’è problema, sono io che devo scegliere. Lo fisso di nuovo e gli dico che torno un attimo a casa e lo chiamo dopo pranzo appena ho avvisato la mia landlady. Lui dice ok, aspetto la tua chiamata. Esco, mi incammino a passo svelto in direzione casa, ma finalmente le parole che ho detto raggiungono il mio cervello. Andare ad avvisare Itala che sto andando via? Aspettare ancora prima di dare l’ok all’affittacamere? Rischiare che arrivi qualcuno e mi soffi la stanza? Non esiste proprio. Mi giro di colpo, guardo ancora una volta Fu, che è di nuovo sull’uscio della porta, e gli dico che prendo la casa e tra un’ora sono nel suo ufficio con caparra e affitto. Lui dice semplicemente che è ok, ci si vede tra un’ora nel suo ufficio. Ufff, adesso si che posso davvero andare a casa.

In realtà ancora non me ne rendo conto. Vado a vivere in una casa nuova. In una zona che mi piace un sacco. Senza lanlady italiane di mezzo. Senza nessun settantenne in giro per la casa. Anzi credo i 70 non si raggiungano nemmeno sommando la mia età a quella degli altri coinquilini.

Sono libero!

Non mi resta che tornare a casa, preparare i bagagli e avvisare Itala che domani mattina mi trasferisco.

Ovviamente sperando che non le venga nessun infarto.

#:this is cool

agosto 11, 2007

warhol VS banksy

Che Londra sia piena di gente di tutte le nazionalità non è cosa nuova, lo si sa, ed è uno dei suoi lati più belli.
Però se vieni qui per imparare per bene la lingua di solito ti sogni di avere sempre a che fare con inglesi 100% che parlano come gli speaker della BBC, e di solito uno pensa che basti stare in giro per strada per sentire del buon inglese e farsi l’orecchio.
Compleatamente sbagliato.
A Londra c’è tutto tranne gente che parla inglese. Come lingua madre intendo. Certo gli inglesi inglesi ci sono sempre, ma la percentuale non credo sia poi così alta.
Per farvi capire vi dico che ci sono giorni in cui nel bus, pur di sentire qualcuno che parla inglese, dovevo accendere il lettore di mp3 e ascoltare BBCradio4. E in sei mesi di scuola mi sembra di avere avuto solo un professore “english”, gli altri fino ad ora son stati tutti “british”.

Comunque non è questo il punto.
Il punto è che con così tanta gente che viene da così tanti posti diversi uno degli sport più praticati, dopo parlare del “london weather” e di calcio, è indovinare la nazionalità delle persone con cui hai a che fare.
Direi che hanno tutti un certo allenamento alle spalle e se la cavano tutti discretamente.

Gli esempi non mi mancano, è una situazione che mi è capitata un bel pò di volte.
Una volta ero sul bus e una tipa che era con dei suoi amici mi guarda e mi chiede dal nulla:
“Are you French?”
“Sorry?”
“Are you French?”
“No. Why?”
“Nothing, just you look like a French”

Una volta invece mentre servivo un tavolo in ristorante un cliente mi ha chiesto se ero Albanese. Potrei andare avanti, ma in generale diciamo che o ci si azzecca o ci si va molto vicino.
Io sono bravino. Sull’ Europa vado benissimo, su India, SudAmerica e NordAmerica abbastanza bene, mi sto specializzando sull’Asia, mentre su Africa e MedioOriente faccio un gran casino. Ovviamente il mio pezzo forte sono gli italiani, e quando sono alla porta in ristorante è un gioco da ragazzi.

“Good evening, do you have a reservation?”
“Che ha ddetto? Sorry, what?”
“Buona sera, avete prenotato?”
“Ahh, sei italiano anche tu, come hai fatto a riconoscerci?”

oppure

“Good evening, do you have a reservation?”
“Ies”
“Mi potrebbe dire il suo nome perfavore?”
“Todoli!” e poi i clienti proseguono a bassa voce: pss, hai visto, il cameriere è italiano…

E’ chiaro che anche per i clienti italiani è facile riconoscermi, in più c’è il fatto che sono l’unico europeo di tutto lo staff quindi non passo inosservato. Solo una volta sono andato a prendere l’ordinazione a un tavolo di italiani e questi, quando gli ho chiesto cosa gradivano per cena, mi hanno detto: “Complimenti lei parla un ottimo italiano! Dove lo ha imparato?”.

Comunque in cima alla classifica di chi è più bravo in questo giochetto ci metto proprio noi italiani. Lo faccio grazie a due episodi chiave.

Una volta a inizio shift, in un pomeriggio di sole, mi son messo sull’uscio del ristorante a guardare il flusso di formiche-persone che andavano verso la metropolitana. Mentre me ne sto li nel mio dolce far niente di colpo una coppia che sta cercando di decifrare una cartina delle strade del centro gira l’angolo e mi passa davanti, il ragazzo ormai stufo di girare a vuoto mi guarda per un secondo e mi chiede:
“Scusa sai dove è la via Strand?” tutto in italiano si intende
Per un attimo mi è passato per la mente di dirgli “Ahh, italiani anche voi!”, poi però gli ho semplicemente dato le indicazioni. In realtà non ho ancora deciso se è stato così bravo da riconoscermi in quel secondo che mi ha guardato oppure se si è dimenticato di essere a Londra e di dover parlare inglese.

Un’altra volta, mentre ero stranamente in metropolitana, vedo una coppia di ragazzi che arranca sotto il peso dei mille bagagli che stanno trasportando. Io li fisso un attimo , mi immedesimo nella loro situazione e mi rivedo nel fare la stessa cosa il giorno che sono arrivato. Forse li fisso un pò troppo però, perchè il ragazzo si sente osservato, mi guarda anche lui e mi chiede:
“Scusa, ci sai dire quale è la northern line?” anche qui tutto in italiano si intende
Stranamente colto alla sprovvista sgrano un attimino gli occhi e mi prendo qualche decimo di secondo più del necessario per rispondere. Il ragazzo infatti si accorge che qualche cosa non mi torna e, prima che abbia il tempo di rispondergli, mi dice:
“Scusa, ma sai, siamo appena arrivati, non ci sto capendo niente e guardandomi attorno ho visto te che avevi la faccia da italiano così mi è venuto spontaneo…”

Casualità o no, fatto sta che ci azzecchiamo sempre.

7:breakdown

agosto 5, 2007