uno:flashback

aprile 29, 2007

A inizio marzo ho cambiato ristorante.

Mr Chen ha due ristoranti: S nella city e H a due passi da covent garden. Io stavo lavorando da S e poi il sabato facevo uno shift da H. Pian piano gli shifts da H sono aumentati, sia perchè li serviva più staff, sia perchè in quel periodo S non stava girando tanto, e così alla fine son passato nell’altro ristorante a tempo pieno. Ancora un ristorante giapponese quindi, ma di diverso c’è che questa volta io sono l’unico occidentale di tutto lo staff, manager, cuochi e camerieri.

Con chi lavoro? Anche questa volta parto dal basso:

JiZun e Taki, cameriere, coreana la prima e credo giapponese la seconda. Tutte e due attorno ai 19…teenagers. Lavorano da H. da meno di me.
Moon, coreano, cameriere. Lavora nel ristorante da un paio di mesi. Niente di particolare, si caratterizza per starsene nel sushi bar a guardare il sushichef mentre la sala si riempe di clienti. Circa 25 anni. Indovinare l’età degli asiatici è difficilissimo. Quando ho provato con quelli che lavorano con me ho sbagliato sempre di almeno 5 anni, tipo dicevo circa 26 quando la risposta esatta era circa 31, adesso ho impostato la correzione automatica e più o meno ci azzecco.

SoYang, coreana, cameriera. Anche lei lavora li da un paio di mesi. Simpatica, ride sempre, il suo rapporto con i clienti si basa su due perle di cui credo mi sono accorto solo io (oltre ai clienti ovviamente).

perla numero1: mettiamo che io sono vicino all’ingresso e il cliente sta per entrare. mi preparo, schiena dritta, sorriso, la porta si apre, il cliente saluta per primo dicendo buongiorno o buonasera, io continuo a sorridere ancora un secondo facendo vedere quanto sono contento che abbia scelto il nostro ristorante, inizio ad aprire la bocca per rispondere al saluto a fare le domande di rito…quando da dietro la mia spalla sbuca la testa di SoYang che urla “AVETE PRENOTATO?”. Avete mai visto un cameriere che non ti saluta nemmeno? Bhè allora vi presento SoYang. E se capita che non ci sia nessuno alla porta e il cliente si affaccia nel ristorante lei si lancia attraverso tutta la sala gridando “AVETE PRENOTATO?”.

perla numero2: il cliente supera sempre il disorientamento dell’AVETE PRENOTATO? a bruciapelo. A quel punto se ha prenotato dice il suo nome e in quanti sono, altrimenti chiede semplicemente un tavolo per un tot di persone (niente di nuovo, è una cosa che abbiamo fatto tutti). Solo che c’è SoYang alla porta e quando il cliente ad esempio dice “un tavolo per tre” lei risponde a voce alta “PER TRE?!?!?” come se le stiano chiedendo una cosa impossibile. E questa scena si ripete sempre, ogni volta con lo stesso tono. “un tavolo per 4 per favore”, “PER QUATTRO?!?!?”; “avete un tavolo per due?”, “PER DUE?!?!?”; e anche se si tratta di una prenotazione grossa, ad esempio per quattordici persone, di un cliente regolare che tutti conosciamo e se ne sta parlando da quando è iniziato lo shift lei risponde sempre allo stesso modo, cioè: “Buonasera, ho una prenotazione a nome Smith per le 20.00 per quattordici persone”, “QUATTORDICI PERSONE?!?!?”. Ovviamente quando prende gli ordini ai tavoli succede la stessa cosa, semplicemente l’oggetto dello stupore non è più il numero di coperti, ma il numero di chicken teri, salmon sashimi o assorted sushi che son stati ordinati.

Quanti anni ha SoYang? Bhò! Una volta, dopo che le avevo detto quanti anni avevo io, mi ha risposto “tu si che sei giovane, io sono giovane solo nel nome!” (SoYang si pronuncia nello stesso modo di “so young”).

Sue, cameriera, coreana. Tranquilli nel ristorante ci son anche giapponesi, tra poco arrivano. Sue lavora da H da poco meno di un anno. Anche lei è abbastanza simpatica, e anche lei ha il suo pezzo forte nel servire clienti.

perla di Sue: avete presente il tono della voce di due persone che si salutano in stazione con il rumore del treno in sottofondo? ok, mettetelo da parte. La sala principale di H ha la forma di un rettangolo, in uno dei lati corti c’è l’ingresso e nell’altro lato corto c’è il bar. Quando un cliente entra e non c’è nessuno vicino alla porta e Sue sta lavando i bicchieri nella sala rieccheggia un “HELLOOOO!!!” con lo stesso tono che vi ho detto all’inizio.

Sue ha tipo 31 anni, la prima volta le avevo detto che ne aveva 25 o 26. Sue si pronucia più o meno come “soon”. Quando in sala ci siamo io, SoYang e lei, e io chiedo a SoYang a che punto sta un qualche piatto in cucina lei mi risponde “coming Sue” invece di “coming soon”…forte SoYang eh?

Ammé, cameriera, thailandese, carina. Ha tipo 22 anni, simpatica. E’ una delle cameriere che lavora da H da più tempo, è una mezza caposala ma non si prende troppo sul serio.

Mie, cameriera, giapponese. Lei lavora da H da circa 3 anni, è la caposala ma è tranquilla, con una tosse cronica da fumatrice sempre attiva, prima dopo e durante gli shift. Tenendo conto della compensazione direi che ha 34 anni .

Wang, aiuto cuoco, cinese. La prima volta che ho lavorato da H abbiamo “bisticciato”, ora va meglio ma è uno un pò particolare, diciamo che il fatto che sta in cucina gli attribuisce un certo “potere”, solo che essendo assistant chef, e non chef, non può tirarsela troppo. Attorno ai 28 anni.

Lee, chef, cinese. Il commento dovrebbe essere senza parole, visti i problemi di comunicazione che abbiamo ogni tanto. L’altro giorno quando gli ho portato una comanda mi ha detto: “Marco, vrait uell, vrait uell, iu no, ai dont no inglisc, giast a lidle, bat ai no a, b, c, d…”. E’ in gamba, la cucina è il suo piccolo mondo e lui mi sembra che lo comandi decentemente, ovviamente anche con lui ogni tanto scatta la lite cameriere-cuoco…direi circa 40anni.

Toshi, sushi chef, giapponese. Forte, bravo a fare sushi e molto simpatico, credo che sia uno di quei giapponesi che si vorrebero reincarnare in un europeo. I primi giorni ho avuto un pò di problemi, quando dicevo la comanda in cucina lo chiamavo Sushi invece che Toshi, adesso ogni tanto mi scappa ancora ma di solito mi correggo dopo aver detto la S. Lui ha circa 30/32anni.

E io? Ovviamente ho iniziato dal basso, da molto in basso. Nel menù di H. ci sono una trentina di appetizers con nome in giapponese e inglese, una dozzina di main con nome in giapponese e inglese, mezza pagina di nomi di zuppe, una pagina di specials e un’altra pagina di sushi, sashimi e rolls, più le pagine con i vari menu…non è il massimo per un non asiatico. I primi shifts li ho fatti da pass, vassoio in mano e via portare i piatti dalla cucina alla sala cercando di memorizzare più nomi possibile. Ma non è che sia la cosa più difficile del mondo, e con un pò di volontà si imparano velocemente.

Giovedì scorso stavo prendendo l’ordine di un giapponese e mentre mi diceva cosa voleva io gli ripetevo i nomi dei piatti che ordinava, chiamandoli con il loro nome giapponese per essere sicuro di non sbagliare, lui alza la testa dal menu, mi guarda e mi dice: “D’you speak japanese?” e io: “Just the food’s names Sir, actually just that Sir”.

zero:istruzioni per l’uso

aprile 29, 2007

questo blog serve per raccontare a chi mi conosce cosa combino adesso che sono un pò lontano.

non sto a selezionare i lettori creando la lista degli amici o similari, non ho troppo tempo libero, quel poco che ho lo vorrei usare per scrivere e non per leggere le istruzioni su come si crea e gestisce una lista, anche se dovrebbe essere una cosa abbastanza semplice.

non cambierò i nomi delle persone di cui parlerò. non ne ho il tempo, non ne saprei trovare di più adeguati e soprattutto se dovessi raccontare qualche cosa a un mio amico non gliela racconterei con dei nomi finti.

le persone che non mi conoscono e che dovessero capitare qui facciano conto che i riferimenti a luoghi persone cose animali siano tutti casuali.

se poi qualche cosa non dovesse funzionare penserò a gestire il tutto in un altro modo.